Altroquando.
Nel reame
extratemporale, in un punto indefinibile della sua storia, si sta consumando
una battaglia. Una forza straniera ha invaso questa roccaforte, quest'avamposto
preposto alla salvaguardia dei continuum spazio-temporali. E un paio di suoi
prigionieri hanno approfittato della baraonda per fuggire alle loro condanne a
vita.
-Dove
diavolo stai andando? Abbiamo distrutto i tuoi inibitori: prendiamo un paio di
persone, uccidile e fuggiamo di qui.- dice con tono duro Hyperstorm, la voce
coperta dal rumore di metalli che cozzano, di proiettili sparati, di laser. Un
caleidoscopio di una guerra che travalica i confini del tempo.
-Non così in fretta, Johnny.- frena il Cronomante a parole, pur correndo
spedito in una direzione ben precisa -Tu m'insegni che ci sono un tempo e un luogo adatti al nostro avvento... e devo
scoprire prima quali sono le coordinate.-
Jonathan Storm lo segue in silenzio, ma la situazione lo frustra. Nel pieno del
suo potere, era un dittatore che comandava su innumerevoli mondi. Seguire le
direttive di un crono-criminale di serie B, per quanto gli stia segretamente simpatico,
al confronto è umiliante.
Questi spiacevoli pensieri si diradano mentre il nipote di Mr. Fantastic si
rende conto di star varcando l'ambiente più sacro di Altroquando, profanato dai
contraccolpi del conflitto in corso.
-Questa... è
la sala del leggendario Pozzo dell'Infinito!- riconosce ad alta voce.
-Esatto!-
-Nathaniel ci ucciderebbe se solo sapesse che ci abbiamo messo piede.- dice con
sorriso sornione, pensando al suo avo nonché carceriere -Mi piace.-
-Motivo in più per farlo, no? E adesso è troppo occupato con i Razziatori
perché se ne accorga. Anzi, dobbiamo approfittarne prima che qualcuno di loro
venga qui.-
-Dubito che quei delinquenti siano in grado di accedervi. Io stesso, che ho
dominato su infiniti mondi alternativi, rischierei la follia a usare il Pozzo
senza adeguata preparazione.-
-Lo so, per questo lo farò io.-
-Sei addestrato a farlo?- gli domanda, con sorpresa e diffidenza evidenti.
-No, ma io non sono una persona qualunque: il mio potere è viaggiare nello
spaziotempo. Guarda con me...-
Marvel
IT presenta
#32
THE BUTTERFLY EFFECT
di Mickey
e Carlo Monni
Tribunale
Penale della Contea di New York.
L’auto è
costretta a fermarsi lontano dall’edificio a causa degli scontri in corso. In
pochi minuti l’incendio è divampato, per usare una comune metafora, i manifestanti
anti-mutanti e quelli pro-mutanti hanno preso a combattersi tra loro. Sono
comparse armi. Tutto sta degenerando rapidamente.
Paul Bailey,
Vice Procuratore Generale dello Stato di New York, scende dall’auto e s’incammina
a piedi.
-Vuole
andare là in mezzo?- gli chiede uno degli agenti della Polizia di Stato che lo
scortano -Non è una buona idea.-
-Ma lo farò
lo stesso.- replica Bailey -Non mi hanno mandato qui perché me ne stessi in
disparte a guardare mentre le cose accadono. Questo è proprio il genere di
guaio che avrei dovuto prevenire.-
-Non possiamo
permetterglielo.-
-Allora
sparatemi.- ribatte Paul cominciando ad avanzare verso l’epicentro dello
scontro.
Gli agenti
sospirano. Aprono il bagagliaio, tirano fuori le armi pesanti e lo seguono.
Intanto Paul
Bailey corruga la fronte e azzarda una mossa le cui conseguenze non può
immaginare, eppure sente di non potersi esimere: telefonare a sua cognata.
-Che succede?- gli domanda Jean Grey, dopo veloci convenevoli.
-Se hai
seguito i notiziari, dovresti saperlo: Centre Street[1] è
diventata un piccolo inferno e la cosa si sta allargando anche al resto del
Centro Civico. La Polizia cittadina e anche quella di Stato stanno intervenendo,
ma temo…-
-Non dire
altro. Il grosso del mio gruppo sta tornando dagli Adirondacks.[2] Nel
frattempo ti manderò un po’ d’aiuto.-
-Grazie, da
quel che vedo c’è proprio bisogno di tutto l’aiuto disponibile.-
“E alla
svelta, anche”, pensa Bailey.
Isola di
Muir.
Kurt Wagner
è esausto, sotto ogni punto di vista. Ha passato le ultime ore a
teletrasportarsi dall'isola alla terraferma, passando per le acque
dell'Atlantico che bagnano la Scozia; peggio ancora, ha dovuto affrontare lo
scetticismo e i pregiudizi delle forze dell'ordine scozzesi. È scomparso un
aereo, è una questione di sicurezza nazionale; sul velivolo non c'era solo la
sua ex ragazza, ma decine di altre persone innocenti. Centinaia di familiari e
amici affollano l'aeroporto di Edimburgo, in cerca di spiegazioni, e alla vista
di un mutante con le sue fattezze hanno iniziato a dare di matto. I poliziotti
che cercava di aiutare l'hanno torchiato a dovere. Ha perso molto tempo per
scagionarsi dalle accuse di civili e di militari, ma in fondo si è speso nei
limiti dei suoi poteri per venire a capo del mistero. Né lui né i mezzi delle
forze dell'ordine riescono a rintracciare eventuali relitti.
Ha rimandato
il momento finché ha potuto, ma sente di dover coinvolgere gli X-Men. Con
l'aiuto dei loro mezzi, scopriranno subito che cos'è successo a Diana Vickers e
agli altri passeggeri, ne è certo.
“Farò quel che posso, Kurt.” risponde Jean,
dopo essere stata messa a parte della drammatica notizia “Ma abbiamo un sacco di guai anche qui.”
“Lo capisco.” ribatte Nightcrawler, convinto fino a un
certo punto di quella risposta “Ma tu sai
quanto sia importante per me questa cosa. Se Diana è scomparsa, è per via del
suo collegamento con me, ne sono certo. Ed in mezzo sono finite persone che non
c'entrano nulla, qualunque cosa sia successa.”
“Hai ragione. Dammi modo di organizzarci: arriverà
presto qualcuno da voi, che sia io o qualcun altro. Sta' tranquillo, Kurt.”
La
comunicazione telepatica termina e Jean sospira. “I guai non vengono mai da
soli”, pensa. Troppe emergenze tutte insieme. Ha abbastanza X-Men a
disposizione per gestirle tutte?
Se fosse
paranoica, potrebbe pensare che dietro a tutte ci sia un’unica regia occulta.
Ripensandoci, visti i precedenti che le sono capitati nella sua vita, non è un
pensiero così campato in aria.
Meglio non
pensarci adesso. La giovane donna si alza dalla sua poltrona e si reca ad un vicino
armadio, dove ci sono allineati diversi costumi. Una volta avrebbe potuto usare
il suo potere per riarrangiare le molecole dei suoi abiti, ma quei giorni sono
passati e lei deve fare le cose alla vecchia maniera. Chissà se almeno uno di
questi vecchi costumi le starà in modo decente?
Mentre
inizia a vestirsi usa la sua telepatia per richiamare quanta più gente
possibile.
Hotel Sol
del Mar, Repubblica di Santa Providencia. Caraibi.
Graydon
Creed guarda i suoi “colleghi” in quello che lui chiama informalmente «il
Triumvirato». Se dovesse essere brutalmente onesto, direbbe che per Simon Trask
prova solo disprezzo: è un uomo sempre vissuto all’ombra del fratello ma senza
un’oncia del talento che Bolivar Trask aveva dimostrato nel creare le micidiali
Sentinelle. È divorato dall’odio e dal pregiudizio e questo ne fa un uomo dalla
mente limitata, ma con i suoi mezzi finanziari e le sue conoscenze gli è
comunque utile.
In questo
momento sta guardando alla TV i resoconti sui disordini a New York. E sembra
molto soddisfatto.
-Non avrebbe
potuto andar meglio.- commenta -Spero che la gente si svegli e comprenda che
pericolo siano i mutanti.-
-La perdita
di una vita umana è sempre dolorosa, anche se è per una causa giusta.- commenta
il Reverendo William Stryker.
Creed
sogghigna. Il fondamentalismo religioso e il fanatismo che quasi sempre l’accompagna
lo disgustano. Chi c’è di più pericoloso di chi è convinto di fare il volere di
Dio, anche se per farlo deve violarne i precetti? Stryker è convinto che i
mutanti siano creature del Demonio e che la sola cosa che si può fare con loro
è estirparli come una mala pianta prima che infesti tutto il giardino. Se
Stryker avesse ragione, se i mutanti fossero davvero la stirpe del Demonio, lui
stesso, che è figlio di due di loro, sarebbe dannato, pensa Creed… e chi può dire che non è vero? Ma
diversamente dai suoi due soci, lui non odia tutti i mutanti, ha superato
quella fase ormai. Ne odia solo due: i suoi genitori, Sabretooth e Mystica, e
un giorno si vendicherà di entrambi, ma ora le sue ambizioni sono altre.
I suoi
pensieri sono interrotti dallo squillo del cellulare.
-Sono io.-
risponde -Tutto a posto dunque? Arrivo.- si rivolge ai suoi associati -Se
volete scusarmi, ho un piccolo impegno.-
-Qualcosa
che dovremmo sapere anche noi?- chiede Trask.
Creed accenna
un sorrisetto e replica.
-Può darsi,
chi può saperlo?-
-Ha a che
fare con i Marauders, vero? Non mi piace che tu impieghi degli schifosi
mutanti.-
-Mi sono
utili. Carne da cannone per i lavori sporchi. Dovresti imparare ad essere più
duttile, amico mio.-
Senza
aggiungere altro Creed esce dalla stanza.
Altroquando.
Le menti di
Trevor Fitzroy e Jonathan Richards vacillano, quando i loro occhi tentano di
scrutare le infinite linee temporali descritte nell'affresco liquido rappresentato
dal Pozzo dell'Infinito.
Il Cronomante poggia la mano sulla spalla di Hyperstorm, non per prosciugarlo
della vita, ma per sostenere la visione tramite il suo potere.
-Questo sarebbe il punto ideale per
il mio ritorno...- sentenzia,
indicando un punto specifico di un flusso -… ma quest'altro è il punto ideale per il ritorno di entrambi.-
Il dito
punta un frangente della prima parte del ventunesimo secolo. A New York. Uno
scontro nei pressi di un Tribunale.
-Nessuno dei due è stato partorito da questo universo -
-Ma non è un universo a caso. È la linea che con cui abbiamo interagito
entrambi andando nel passato... ed è la linea che ci ha condannati a finire in
queste prigioni.-
-Sì, lo
vedo, da ciò discende la mia... diffidenza. Tornare lì…-
-... creerà il minor paradosso possibile, permetterà a entrambi di consumare la
nostra vendetta e... tu potrai incontrare colei che più si avvicina a tua
madre. E rubarle il potere.-
Gli occhi di Hyperstorm brillano, non solo per il riflesso del Pozzo. Il suo
morale è stato devastato da quando la magia del Dottor Destino lo ha privato
della sua onnipotenza ed è stato catturato.[3] La
prospettiva che gli si pone davanti... è un sogno a occhi aperti.
-Ok, troviamo due agnelli sacrificali e andiamo.- ordina risoluto Richards,
come strascico della sua vecchia abitudine a comandare.
Il potere del Cronomante funziona in questo modo: crea portali nel tessuto
dello spaziotempo, alimentati purtroppo dall'energia vitale di esseri umani. Un
portale per due persone richiede due vittime.
Le loro mire
cadono su una coppia in combattimento: un centurione romano contro un
Razziatore. Il malcapitato, estratto dal proprio flusso temporale un istante
prima della sua morte sul campo della battaglia di Canne, è destinato a
soccombere presto sotto l'attacco di un cyborg proveniente dal futuro remoto,
per quanto fosse il più meritevole tra le vittime dell'esercito di Annibale.
Approfittando
della concitazione del corpo a corpo, le mani di Chronomancer si posano
facilmente sulle loro spalle, e pochi istanti dopo, sopra i loro cadaveri
avvizziti, si creano due vortici spaziotemporali.
Tribunale
Penale della Contea di New York.
Gli X-Men di
New York si sono già trovati di recente a dover sedare una folla impazzita[4] e non
erano ansiosi di ripetere l'esperienza così presto. È una tipologia di scenario
particolarmente insidiosa, difficile da gestire, dai rischi elevati e dai
risultati in genere insoddisfacenti.
Per questo
ogni genere di aiuto rappresenta una boccata d'ossigeno. Quando vedono farsi
strada M, Marvel Girl e un Uomo Multiplo, sorrisi si abbozzano sui loro volti.
-Grazie di
essere accorsi subito, ragazzi.- li accoglie Havok.
-Dovere, del resto eravamo per caso in città. Io per lasciare Eleonore ai
genitori di Everett.- confessa a mezza voce Monet St. Croix -Pur con i nostri
mezzi, i rinforzi da Westchester non arriveranno prima di una mezz'ora.-
-Speriamo
sia tutto finito per allora-
-Una
telepate del tuo calibro è ciò che serve, visto che Jean ha dato forfait.-
ammette in tutta schiettezza Arcangelo all'indirizzo di Rachel Summers. Una
punta di fastidio è leggibile nel suo tono di voce.
-Signori,
questo non è uno scenario qualunque.- interviene con aria grave Alfiere -Questo
episodio può essere minore, ma... è citato nei libri di storia. È uno di quelli
ha contribuito a concretizzare il mio
tempo, il vostro futuro.-
-Possibile futuro, prego. Grazie di
aver alleggerito così la tensione- lo rimbrotta Gambit, inquietato.
-Bando alle
ciance: circondatemi e proteggetemi, mentre cerco di fare il mio lavoro.-
dispone Marvel Girl, con un piglio autorevole a cui nessuno osa controbattere,
nemmeno il leader in campo di Linea X.
Con un gesto teatrale e pleonastico, Marvel Girl chiude gli occhi e si porta le
mani alle tempie per concentrarsi. Sta per diffondere onde telepatiche di
rilassamento attraverso tutta la piazza, per sedare gli animi.
Viene distratta da un rumore inusuale e innaturale, seguito dalla voce di
Alfiere, in un tono sconvolto che non gli aveva mai sentito usare:
-No, non è possibile...-
Apre gli occhi d'istinto e capisce, in parte, l'incredulità del compagno esule
temporale.
Da due portali spaziotemporali incedono verso di loro altrettante figure.
Uno dei due è la nemesi di Alfiere, ma non è colui che attrae la sua
attenzione, nonostante i capelli verdi.
L'altro è a lei ben noto dalle leggende e dagli archivi dei Fantastici Quattro
condivisi con gli X-Men, sebbene non l'abbia mai incontrato di persona.
È il figlio che non ha mai avuto.
È Jonathan Richards, Hyperstorm.
-Salve, madre.-
Sui cieli
del nord dell'Oceano Atlantico.
Sul Blackbird
da poco arrivato a Muir e da lì subito ripartito in ricognizione con a bordo Nightcrawler,
Fenice, l’Uomo Ghiaccio, Cannonball e un avatar dell’Uomo Multiplo.
-Ti
ringrazio ancora di essere venuta personalmente, Jean.- dice Kurt ancora una
volta -Lo apprezzo davvero molto.-
-Non potevo
fare di meno per te.- si schermisce Jean Grey.
-Ti ho
distratto dai tuoi doveri di madre e mi dispiace.-
-Sara è al
sicuro con mia madre, stai tranquillo. E poi… ero un po’ stufa di fare solo la
mamma e la dirigente a tempo pieno.-
-Vorrei solo
che non avessi dovuto farlo in queste circostanze, con tutto quello che sta
succedendo a New York.-
-Ci sono già abbastanza compagni a sedare la rivolta, nonché molti "me"-
cerca di rassicurare Jamie Madrox, riuscendo prontamente nell'intento.
-È che sono molto preoccupato per Diana. Non avrei mai dovuto lasciarla andare
da sola.-
-Avresti
solo ottenuto di sparire con lei, dovunque sia ora.- ribatte Bobby Drake -Così,
invece, puoi aiutarla. Se vuoi il mio parere, amico mio, ultimamente sei troppo
pieno di dubbi. Mi manca il vecchio Nightcrawler sempre allegro ed un po’
spaccone.-
Che abbia
ragione? Kurt non ha tempo di rifletterci perché improvvisamente Madrox dice:
-Siamo sul
punto esatto della scomparsa… e gli strumenti di bordo non registrano niente di
niente. Nessun residuo di carburante o rottame. I nostri strumenti sono più
sofisticati e accurati di quelli dell’AAIB[5]
o di altre agenzie simili e posso assicurarvi che l’aereo che cerchiamo è
semplicemente sparito.- dice.
-Come se fosse passato per una sorta di
wormhole[6]
o di passaggio dimensionale. Se è così, può essere dovunque, anche su un altro
pianeta.- conclude demoralizzato Nightcrawler.
-Non ti abbattere, Kurt.- lo consola Jean -La
troveremo, vedrai.- si interrompe di colpo -Ho appena sentito qualcosa.-
Repubblica
di Santa Providencia.
Pochi si aspetterebbero
che questa piccola nazione nel mezzo del Mar dei Caraibi ospiti un avanzato
laboratorio scientifico ed ancora meno immaginerebbero l’identità del suo
direttore. Graydon Creed, ovviamente ne è perfettamente al corrente, visto che
una buona fetta dei finanziamenti di questo posto proviene da lui attraverso
conti cifrati intestati a società fantasma.
Senza farsi
annunciare entra in una saletta, dove lo attende una figura che indossa un
camice bianco, a cui si rivolge senza tanti complimenti:
-Mi dica che
ha davvero buone notizie, Dottor McCoy.
Il suo
interlocutore si volta rivelando un aspetto vagamente scimmiesco. Il suo pelo è
blu anche se qua e là affiorano spruzzi di bianco. Sul naso un incongruo paio
di occhiali. A prima vista si potrebbe pensare che sia l’X-Man noto come la
Bestia se non fosse che appare un po’ più vecchio, che nei suoi occhi c’è uno
strano lampo di follia e che la sua espressione non ha nulla della tradizionale
bonomia di Hank McCoy.
In effetti,
si chiama proprio Henry Philip McCoy ma viene da una realtà alternativa dove è
caduto sotto l’influenza del mutante Apocalisse ed è diventato una versione
mutante dell’infame Dottor Mengele. Tutto ciò che ha reso l’Hank McCoy di
questa realtà l’eroe che è, in lui è stato spazzato via e sostituito da
crudeltà estrema e malvagità pura ed è per questo che lo chiamano Bestia Nera.
-Dovrebbe
conoscermi ormai, Mr. Creed.- ribatte con un sogghigno -Non la disturberei per
nulla di meno del completo successo.-
-Quindi…-
-Prism è
stato ricostruito. Non è stato poi così difficile, più o meno come ricomporre
un puzzle di cui, per fortuna, avevo a disposizione tutti i pezzi. Il ragazzo
ha una predisposizione genetica a ricomporsi e questo ha facilitato le cose, io
mi sono limitato ad accelerare un processo naturale. Temo, però, che lo shock
della frantumazione, l’ennesima a quanto ho capito, abbia avuto influenza sulla
sua psiche e tra i miei molti talenti, ahimè, non c’è la psicanalisi e nemmeno
la psichiatria.-
-Non mi
interessa quanto sia fuori di testa, purché sia utilizzabile in azione.-
-Quanto a
questo, stia tranquillo.-
-Bene. E
l’altro soggetto?-
McCoy fa un
altro sorriso e risponde:
-Quello è
stato molto più facile. Il problema più ostico era trovare un corpo ospite
adeguato per la nostra Malice ma, come sa, stavo lavorando su del materiale
genetico lasciatomi dal mio vecchio socio Sinistro e su cui lui stesso stava
facendo esperimenti.[7]
Forse non approverebbe che io abbia, mi perdoni il termine, pasticciato con il
suo DNA veramente unico, ma era una tentazione irresistibile. Quello che ho
realizzato non è esattamente un clone, visto che ho fatto un po’ di modifiche
grazie all’apporto di involontari donatori.-
-Venga al
punto, McCoy, non ho tutto il giorno.-
-Certo,
certo. Come stavo dicendo, il corpo ospite era pronto e necessitava solo di una
coscienza che lo occupasse e una volta avuta la matrice, è stato facilissimo
riuscirci. Mr. Creed, le presento la nuova e migliorata Malice!-
Da una
stanza vicina esce una donna dal fisico mozzafiato che indossa solo uno stretto
corsetto, degli shorts, stivali alti sino al ginocchio e guanti sino ai gomiti.
Tutto rigorosamente nero. I lunghi capelli sono corvini, la pelle è bianca come
il latte. Al collo porta il collarino di Malice e sulla fronte il simbolo
romboidale rosso simile al seme di quadri delle carte da gioco caratteristica anche
del genio genetista malvagio noto come Sinistro.
Graydon
Creed rimane a bocca aperta mentre lei, sorridendo gli dice:
-Felice di
rivederti, capo.-
Tribunale
Penale della Contea di New York.
-Non avevamo
proprio bisogno di questo adesso...- dice Havok all'arrivo inaspettato dei due
crono-criminali, e dà voce ai pensieri di tutti.
-Hy… Hyperstorm? Perché siete qui? Che cosa volete?- domanda Rachel Summers,
inquietata dall'incontro.
-Potere e vendetta- interviene Trevor Fitzroy.
-Chi accidenti è Hyperstorm?- domanda a mezza voce Gambit.
-Chi diavolo sono tutti e due?!- rimpalla Husk.
-Addio, Alfiere- non perde altro tempo Chronomancer, puntando un futuristico
fucile dei Razziatori all'indirizzo della sua nemesi, e sparando.
-Uhm, davvero, Trevor? Un'arma energetica contro di me?- replica piccato Lucas,
che si è mosso a malapena di un centimetro.
-Tentar non nuoce.-
-Stategli lontano: se vi tocca, siete morti.- avvisa tutti Alfiere.
-Grazie di avercelo ricordato- annuisce il doppio di Madrox.
-Voi fermate le sommosse e tenete lontani i civili, qui me la sbrigo io!-
-Vorrei
poter dire "Non se ne parla proprio" ma non abbiamo gran scelta.-
s'arrende Arcangelo, al suono di un nuovo colpo di pistola.
In un batter d'occhio il gruppetto si disperde. Warren, per primo, spicca il
volo, plana sulla folla per poi scendere in picchiata a disarmare o bloccare i
facinorosi più esagitati, ed è seguito a ruota da M; Gambit si fa strada nella
folla roteando il suo bastone e atterrando quanti più violenti possibile, ben
attento a non usare troppa forza o tantomeno il suo potere nei confronti dei civili;
Husk, forte della sua sperimentale e pericolosa pelle di vibranio, sfonda i
ranghi incurante di qualsiasi attacco; l'Uomo Multiplo si infiltra nella folla
e blocca uno a uno i civili, grazie a tutte le arti marziali difensive imparate
negli anni dai suoi doppi.
Havok è il membro del team in maggiore difficoltà, perché non può assolutamente
dispiegare la sua energia cosmica e può solo far leva sul suo addestramento in
combattimento da X-Men. Per fortuna ha insistito che tutti riprendessero questo
genere di allenamenti. Gli sovviene il dubbio che potrebbe essere più d'aiuto
ad Alfiere e Marvel Girl, per quanto ormai la ressa renda difficile
raggiungerli. Punta lo sguardo verso di loro e pensa "Rachel, che cosa
aspetti a sedare la folla?"
Purtroppo, Chronomancer e Hyperstorm sono venuti per Bishop e la Summers e non
hanno intenzione di mollare l'osso.
La donna e il suo figlio alternativo discutono alla velocità del pensiero
tramite la telepatia, mentre combattono a mani nude.
"Non sono tua madre!"
"Sei la versione temporale più vicina a essa che esista e con cui io possa
interagire senza creare ulteriori paradossi. Lo so, messo in questi termini non
suona molto romantico o affettuoso..."
A qualche
passo da loro, Alfiere e il Cronomante stanno lottando, bloccati in una sorta
di stallo.
-Perché proprio qui ed ora? Perché sono i tempi di #MutantLivesMatter?-
-Non ho scelto io... era semplicemente il momento più propizio per tornare a
ucciderti una volta per tutte- spiega Trevor, quasi a volerlo distrarre. Infatti,
nel frattempo una mano agguanta un ignaro civile di passaggio, lo attira a sé e
lo prosciuga della sua energia vitale. Un istante dopo, un portale aperto su
una stella bruciante si apre sotto i piedi di Alfiere.
-Razzo!- impreca a modo suo Lucas,
senza nemmeno sapere a cosa sta per andare incontro: è più sconvolto dalla vita
innocente che è stata appena spezzata per colpirlo. Con invidiabile prontezza
di riflessi, sguaina il suo fucile energetico e spara verso il basso. Il
rinculo è sufficiente per sbalzarlo un metro indietro, al sicuro dalle grinfie
del wormhole.
-Non sfuggirai per sempre ai miei portali.- promette il Cronomante.
-E tu non prenderai altre vite.- sentenzia Alfiere, rialzandosi con occhi
crepitanti.
Outback
Australiano.
Il luogo è
un villaggio abbandonato che sino a non molto tempo prima era stato una delle
sedi degli X-Men e ancora prima del gruppo criminale noto come Reavers. È qui
che sono improvvisamente apparsi i passeggeri del volo Newark-Edimburgo
scomparso la stessa mattina.
Il Blackbird
vi si è precipitato alla massima velocità e arriva quasi contemporaneamente
alle autorità australiane.
Jean,
fiancheggiata da Nightcrawler, si avvicina all’uomo che sembra al comando.
-Mi chiamo
Fenice e sono una degli X-Men. Questa struttura ci appartiene. Possiamo essere
d’aiuto?-
-Lo vorrei
tanto sapere.- risponde l’uomo -Tutto quello che so è che quell’aereo è apparso
improvvisamente dal nulla. Abbiamo ricevuto una segnalazione anonima e siamo
venuti a controllare. I passeggeri che abbiamo interrogato dicono di non
ricordare nulla. Un attimo prima erano in volo sull’Atlantico e l’attimo
seguente erano qui. Solo che in realtà sono passate dodici ore.-
Fenice non
parla, ma esegue un rapido scan telepatico sui passeggeri.
-Nulla.-
dice -I loro ricordi si fermano al momento della scomparsa dell’aereo.-
-Diana.-
mormora Kurt –Lei è…-
-Non la
percepisco, mi dispiace, Kurt. Non sembra essere qui.-
Freneticamente Nightcrawler si teleporta tra i passeggeri chiedendo di Diana
Vickers, ma alla fine è costretto ad arrendersi all’evidenza: la ragazza non è
lì.
-È ovvio che
era lei il vero bersaglio.- commenta Cannonball –E il modo spettacolare con cui
l’hanno rapita e perfino il luogo dove i passeggeri sono riapparsi non sono
altro che un messaggio rivolto proprio a noi.-
-Ma un messaggio
di chi?- chiede Madrox -E dov’è adesso Diana Vickers?-
Entrambe le
domande non hanno una risposta.
In un
laboratorio segreto.
Diana
Vickers è sotto shock. Immaginava che sarebbe stato pericoloso lavorare per gli
X-Men e che sarebbe stato ancora più pericoloso avere una relazione con uno di
loro, ma non era psicologicamente preparata a ciò che sta subendo.
Ha appena ripreso coscienza. L'ultima cosa che ricorda è un calo di tensione a
bordo dell'aereo per la Scozia. La prima cosa su cui i suoi occhi posano lo
sguardo è il volto eburneo dell'individuo viscido che la sta guardando. Prova a
muoversi, ma le sue mani e i suoi piedi sono ancorati a strutture metalliche
che definire «manette» sarebbe riduttivo.
-Ben
svegliata, Diana - la saluta Sinistro, con voce melliflua. -È un vero piacere
averti qui con noi. I tuoi nuovi amici mi perdoneranno se ascolteranno per
l'ennesima volta la spiegazione del perché e del percome vi ho rapiti. Tanto
molti di loro nemmeno capiscono l'inglese.-
Nei limiti
della sua mobilità, la ragazza irlandese si guarda intorno e constata con
orrore che ci sono altre persone nelle sue stesse condizioni, in quello che
pare a metà strada tra una sala delle torture e un laboratorio fantascientifico,
immerso nella penombra, illuminato solo dai monitor e dalle apparecchiature.
C'è abbastanza luce da intravedere che gli altri sequestrati hanno tutta
l'apparenza di provenire dalle parti del mondo più disparate, a giudicare dal
colore della pelle, da alcuni tratti o indumenti. Sono sei, lei esclusa, e
presto scoprirà che il numero non è casuale. In più, c'è un orientale in
disparte, a cui un casco copre la parte superiore della testa
-Chi... chi sei? Perché sono qui? Che vuoi da noi?-
Il folle
genetista ignora deliberatamente le domande e prosegue imperterrito il suo
monologo:
-Sono
davvero felice di averti portata qui, perché è grazie a te se ho avuto la prima
evidenza scientifica per la mia teoria, è grazie a te se tutto questo progetto
sta andando avanti. Certo, "grazie" si fa per dire: tu sei una
semplice segretaria che non saprebbe neanche leggere a voce alta il titolo di
un libro sull'argomento... ma in qualche modo devo farti capire. Quindi ora prendi un respiro profondo e apri le
orecchie, perché sto per spiegarti qual è la tua vera natura e qual è il tuo
vero scopo nel mondo.-
Gli occhi pieni di lacrime di Diana Vickers si sgranano, in preda all'angoscia.
Nei pressi
del Tribunale Penale della Contea di New York.
Il peggio
sembra essere passato: grazie al loro intervento la folla si sta diradando e si
sta mettendo al sicuro, le armi circolanti sono state sequestrate, ma ci sono
gli ultimi focolai a cui gli X-Men devono badare e lo fanno nel loro
inimitabile modo mentre Rachel affronta un altro tipo di crisi.
"Se avessi voluto mi avresti
già fermato..." la stuzzica Hyperstorm.
Marvel Girl non risponde, perché equivarrebbe a dargli ragione: un blocco di
qualche tipo, con tutta probabilità psicologico, le impedisce di attaccarlo sul
piano psichico. I suoi poteri sono più attratti dallo scoprire tutto sul suo
doppio temporale, sulla sua travagliata storia. Il pensiero di quello che
sarebbe potuto accadere se le cose fossero andate diversamente e Franklin
Richards non fosse morto nel suo tempo, la turba e la distrae...
"Non c'è bisogno che combattiamo, mamma."
insiste Jonathan "Non so in che
punto della tua linea temporale ti trovi, ma sei stata o sarai il ricettacolo
della Fenice... e io ho intenzione di intercettarla e liberarti di quel
fardello. Io voglio quel potere, a differenza di te... io ho bisogno di quel potere. Il sangue dei
Grey che scorre nelle mie vene me ne dà il diritto!"
- Tu deliri, mio caro... Non permetterei mai di far arrivare un ex dittatore
sanguinoso all'onnipotenza!- grida a viva voce Rachel, riuscendo finalmente a
far partire un attacco telepatico stordente, sufficiente a tramortire
Hyperstorm ma non ancora a fargli perdere i sensi. È davvero così innaturale
usare le proprie facoltà mutanti contro il sangue del proprio sangue? Magneto
non si è mai fatto scrupoli con Quicksilver e Scarlet, ma del resto è un
uomo...
L'altra
coppia duellante proveniente dal futuro è esausta.
-Se non
posso uccidere te facilmente... partiamo dai tuoi avi!-
Con un gesto fulmineo, il Cronomante raccoglie il suo fucile futuristico, lo
punta in alto, verso Monet che li sta sorvolando ignara e, con mira ammirevole,
la colpisce con un devastante raggio energetico. La ragazza precipita poco
distante da loro, travolgendo e ferendo alcuni manifestanti, di cui accorrono
ad occuparsi Husk e l'Uomo Multiplo.
Fosse stata una persona comune, l'algerina sarebbe un cumulo di cenere, ma
grazie al suo potere appare solo stordita.
-Monet! Stai bene?- le domanda Paige, la sua ex compagna di squadra in
Generation X, china su di lei.
-Sono stata peggio, biondina...-
Il più preoccupato della sua salute sembra, paradossalmente, Hyperstorm:
-Fermo, Trevor! Se uccidi la nonna di Alfiere, creerai un paradosso
temporale e rovinerai tutto..!-
-Nessun paradosso, pivello... è tutto calcolato: Eleonore, la madre di Lucas, è
stata già partorita in questo tempo- rivela il Cronomante.
-La nonna di chi?!- lamenta Monet, rialzandosi a fatica.
-La madre di chi?!- grida Alfiere, scambiando un'occhiata di sgomento con la
ritrovata parente.
Nel prossimo episodio:
Si conclude la
"guerra del tempo" e si compie il destino di Alfiere, della sua
famiglia e della sua nemesi! Inoltre, l'avvento di un noto personaggio mutante
ancora assente sui lidi di Marvel IT...
Note
Il sapore della soap-opera si fa sempre più intenso, ora che stiamo
rivelando a modo nostro antichi segreti sul passato di Alfiere. Per forza di
cose e per volontà ideologica, a partire dagli indizi iniziali della continuity
originale, prendiamo strade diverse sugli esiti. Maggiori dettagli nel prossimo
numero.
Come accennato nella storia, Hyperstorm è il figlio di Franklin Richards e
Rachel Summers, nato in una linea temporale in cui i mutanti erano perseguitati
sulla falsariga della classica saga degli X-Men "Giorni di un futuro
passato" che ha ispirato l'omonimo film. Il personaggio è stato creato
negli anni '90 da Tom De Falco e Paul Ryan sulle pagine dei Fantastici Quattro, come onnipotente
avversario responsabile dell'apparente morte/rapimento di Mr. Fantastic e del
Dottor Destino. Temporaneamente neutralizzato da Galactus nella fine della loro
run, era stato ripreso sui nostri lidi da Mickey come avversario della
Fantastic Force, sconfitto "definitivamente" da Kristoff Vernard
grazie alla magia. Ma niente è per sempre...
Rivediamo la Bestia Nera, che avevamo perso di vista sin da X-Men #34, ed apprendiamo, almeno in
parte, cosa ha combinato nell’anno intercorso tra quella storia e il numero 27
di questa serie.
Ebbene sì, lo confessiamo: il look della rinata Malice altro non è che
quello di Sinistra (in originale Miss
Sinister) personaggio creato da Mike Carey & Scott Eaton su X Men: Legacy #214 datato settembre
2008. La Bestia Nera dice di averla creata ricombinando il DNA di Sinistro con
quello di qualcun altro/altra. Chi? Suvvia, non vorrete davvero che vi sveliamo
tutto subito, non è vero?
Se avete apprezzato la storia, riservate le lodi sperticate a Carlo.
Se, al contrario, l’avete detestata, le critiche inviatele a Mickey.
Carlo &
Mickey
[1] La via dei tribunali ed
altri edifici pubblici di New York City.
[2] Dove erano andati nello
scorso episodio.
[3] Questa storia è raccolta
nella nostra Ultimate Edition #02 di Fantastic
Force.
[4] Nel #29.
[5] Air Accidents Investigation Branch, Struttura investigativa del Dipartimento dei Trasporti britannico che ha la responsabilità di analizzare ogni tipo di incidente aeronautico accaduto nel Regno Unito.
[7] Dietro le quinte di X-Men #34.